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Basket NBA, un anno senza Kobe Bryant

Nel gennaio del 2020 la tragedia che ha visto la morte del campione dei Lakers

È passato un anno esatto da quando quella maledetta domenica mattina del 26 gennaio 2020 un terribile incidente in elicottero si è portato via per sempre l’indimenticato campione di basket Kobe Bryant. La leggenda 41enne dei Los Angeles Lakers era a bordo del mezzo in volo sopra Los Angeles per raggiungere l’aeroporto di Camarillo quando sulle colline di Calabasas qualcosa è andato storto e l’elicottero è precipitato, venendo avvolto dalle fiamme dopo l’impatto a terra. La tragedia è costata la vita a tutte le nove persone che in quel momento di trovavano a bordo dell’elicottero: con Bryant sono morti sul colpo la figlia 13enne del campione, Gianna, l’allenatore di baseball John Altobelli, cinque altri passeggeri e i piloti.

Una tragedia che ha colpito tutti

La notizia, come si ricorderà, nel giro di pochissimi minuti ha raggiunto in pratica ogni angolo della terra, prendendosi le prime pagine di tutti i giornali per giorni e giorni. I fan e i tifosi dei Lakers increduli per settimane sono rimasti a vegliare davanti allo Staples Center di Los Angeles, il palazzetto dove Bryant si esibiva fino a qualche anno prima. Murales e graffiti sono apparsi un po’ ovunque nel mondo per ricordare uno dei più grandi giocatori di basket mai esistiti. Ma Black Mamba, questo uno dei soprannomi di Bryant, era più di un semplice giocatore di pallacanestro, era un vero e proprio simbolo per tanti giovani che insieme a lui hanno vissuto le gioie e le emozioni che le sue inimitabili gesta in campo sapevano dare. Il suo era un atto d’amore quotidiano per la pallacanestro e per la vita, così come lo stesso ha raccontato in Dear Basketball, cortometraggio d’animazione del 2017 vincitore di un premio Oscar, ispirato alla sua lettera d’addio alla pallacanestro giocata.

Cinque volte campione NBA e venti anni di successi

Bryant, probabilmente al pari di Michael Jordan e di pochissimi altri, è stato (e sarà) una delle icone più celebri del mondo della NBA. Bryant ha giocato per venti stagioni, dal 1996 al 2016, tra i giganti del campionato cestistico nordamericano, sempre vestendo i colori gialloviola dei Lakers, riportando la squadra di LA di nuovo in cima al mondo, come neanche decenni prima aveva saputo fare un’altra icona come Magic Johnson. Con i Lakers, Bryant (quarto giocatore ad aver segnato di più in NBA) ha vinto cinque volte l’anello, due volte il titolo di MVP delle finali e una volta quello di MVP della stagione. Nell’anno della sua tragica dipartita, i suoi Lakers, guidati da un sontuoso LeBron James, sono riusciti a riportare, a distanza di dieci anni, il titolo nella città degli angeli dopo aver raggiunto e battuto in finale i Miami Heat. La scorsa stagione è stata per i Lakers un lungo tributo, culminato con il regalo più bello, in memoria di Bryant che nel 2016, all’atto dell’addio al basket, aveva lasciato i suoi tifosi e la sua gente con un unico rimpianto: quello di non aver vinto 6 campionati come il suo idolo d’infanzia, Jordan. Ma nella vittoria dei Lakers del 2020 c’è stato tanto di Bryant, sia in campo con le sue maglie, la numero 8 e la 24, sia nella mente dei suoi ex compagni di squadra, capaci di vincere di nuovo, contro ogni pronostico.

Kobe l’italiano e l’amore per il Bel Paese

Kobe Bryant ha vissuto gran parte della sua infanzia, fino ai 13 anni, in Italia dove la sua famiglia si era trasferita per seguire il padre (Joe Bryant ha giocato in Serie A a Rieti, Reggio Calabria, Pistoia e Reggio Emilia). Nel Bel Paese il futuro campione dei Lakers, guardando il papà giocare nei palazzetti e le partite della NBA in televisione, si è innamorato del basket, la sua più grande passione sin da piccolissimo. La provincia italiana ne ha plasmato il carattere e nelle varie interviste (rigorosamente in italiano) Kobe non ha mai fatto mistero di quanto sia stato importante per lui a livello tecnico e personale il suo passato in Italia. Non a caso, con la moglie Vanessa, ha scelto di chiamare tutte le quattro figlie con nomi dal sapore decisamente italiano (Gianna Maria-Onore, Natalia Diamante, Bianca Bella e Capri).

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