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Boxe, anche gli arbitri… piangono!

Quando gli arbitri di boxe vengono buttati giù al tappeto

Quello dell’arbitro è uno dei mestieri più affascinanti e, al tempo stesso, pericolosi del mondo. Qualsiasi sia la disciplina sportiva che preveda uno o più giudici di gara, il ruolo dell’arbitro stesso prevale su tutti gli altri attori in campo, non solo per la capacità del fischietto di decidere su questo o quell’episodio, di assegnare un punto, di squalificare questo o quell’atleta, ma anche e soprattutto perché, spesso e volentieri, è l’arbitro il bersaglio della frustrazione degli sportivi (sia quelli in pista che i tifosi a casa) per un mancato gol a calcio o per un mancato punto assegnato.

Insomma, fare l’arbitro presuppone una serie di caratteristiche fisiche e mentali non da poco. Come detto, ogni sport ha i suoi giudici ed ogni sport vede ed ha visto in passato episodi al limite del bizzarro con protagonisti i nostri amati-odiati fischietti. Nel tennis, ad esempio, sono celebri gli scatti d’ira di John McEnroe contro il giudice di sedia e altrettanto celebri sono state le reazioni (sempre compostissime) dei vari arbitri di fronte alle scenate del campione americano. Poi ci sono gli arbitri di rugby, gente comune con la faccia da impiegato di provincia che si trovano a giostrare gli scontri e le emozioni di trenta omoni in campo, senza batter ciglio, sempre rispettati in ogni loro decisione. Che dire degli arbitri della NBA, il campionato di basket più famoso al mondo? Alcune delle giacchette nere della pallacanestro made in USA (e di altri campionati professionistici nordamericani come la NFL, la MLB e la NHL) sono delle vere e proprie star mediatiche, anche al pari dei super pagati fuoriclasse che scendono in campo, tanto da finire sulle copertine dei giornali sportivi e ospiti dei più disparati programmi televisivi.

Lo sfortunato Coyle e l’impassibile Mark Nelson

E poi ci sono gli arbitri di pugilato, una disciplina dove la tensione e l’agone sportivo rischiano quasi sempre di sfociare in alterchi e risse varie, prima, durante e dopo ogni match. Ne sa qualcosa John Coyle, il giudice della sfida tra Lou Savarese e Mike Tyson all’Hampden Park di Glasgow. Iron Mike, che questo fine novembre a 54 anni tornerà a salire sul ring contro Roy Jones Jr., in quell’occasione annientò letteralmente il suo avversario in soli 38 secondi, continuando a colpirlo anche dopo il suono della campanella e nonostante l’intervento del povero Coyle che, suo malgrado, si trovò in una vera e propria tempesta di pugni sferrati da Tyson. Coyle ne uscì fortunatamente indenne e solo un po’ intontito ma quella sonora mazzata, siamo sicuri, gli è servita da lezione. Nella storia della boxe, poche persone possono dire di essere sopravvissute ai diretti dell’uomo più cattivo al mondo (uno dei soprannomi di Tyson): Coyle è uno di questi.

Un analogo episodio è accaduto anche qualche anno fa nel corso dell’incontro tra l’americano Hugo Centeno Jr. ed il polacco Maciej Sulęcki a Chicago, allorquando “The Boss” (il nickname di Centeno Jr.) ha sferrato un potente destro che è andato ad impattare inavvertitamente sotto il mento dell’arbitro Mark Nelson, che intanto stava cercando di dividere i due contendenti sul ring.

Quasi miracolosamente e tra lo stupore di tutti, l’arbitro è rimasto in piedi senza batter ciglio, abbozzando un sorriso sornione dopo il pestone preso. Un avvertimento per Centeno Jr. che di lì a poco avrebbe trovato la prima sconfitta della sua carriera dopo ben 24 successi di fila. Insomma, se non era riuscito a buttare giù al tappeto un semplice arbitro, come avrebbe potuto mettere a tappeto il suo avversario?

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